Scatta e racconta. Storia di una giovane abruzzese in Francia

Lei è Antenisca, una giovane abruzzese – originaria di Vasto – che nel 2013, decide di trasferirsi a Torino, dove consegue una laurea in Culture moderne comparate e un Master in Didattica dell’italiano come lingua straniera. Ora vive in Francia, e più precisamente a Caen, dove non solo è assistente di lingua italiana ma anche insegnante in una scuola pubblica francese.

E tra una lezione e un’altra ha deciso di raccontarsi a Scatta e Racconta.

Avevo avuto l’occasione di conoscere Caen con il programma Erasmus, poi l’ho riscelta anche quando sono partita per la prima volta come assistente. Successivamente ho lavorato anche in altre regioni, ma quando sono stata richiamata qui, nella terra del Camembert, dalle docenti con le quali avevo già precedentemente collaborato, è stata una bella sorpresa, che non ho potuto rifiutare!“.

Perché hai deciso di fare le valige e iniziare questa nuova avventura all’estero?

Ho sempre desiderato fare un’esperienza all’estero e pensavo che un anno sarebbe bastato, e che nel frattempo avrei trovato il mio posto in Italia. Le cose però non sono andate secondo i miei piani, e vedendo come funzionava il mondo del lavoro in Francia, soprattutto per ciò che riguarda la scuola, ho capito che è il mio posto era questo, sotto tutti i punti di vista“.

Una decisione di sicuro non presa a cuor leggero, ma di certo agevolata da alcune pratiche lavorative diffuse in tutto lo stivale, in cui la retribuzione è a dir poco imbarazzante e la possibilità di una carriera rappresenta solo un lontano miraggio.

In Italia avevi già avuto esperienze in campo lavorativo?

Prima di venire in Francia ho avuto delle piccole esperienze lavorative a Torino: ho insegnato francese in una scuola paritaria per due ore a settimana e ho lavorato anche come guida in un museo. Durante il master ho poi svolto un tirocinio (gratuito in quanto previsto dal master), in cui insegnavo l’italiano agli studenti Erasmus e alle persone non scolarizzate. Mettendo quindi da parte il tirocinio, con gli altri due lavori arrivavo a fine mese con massimo 350 euro“.

E continua: “Ovviamente non pensavo di diventare ricca ma si capisce bene che non era uno stipendio degno di tale nome, senza togliere il fatto che si trattava di impieghi con nessuna prospettiva futura. Per quanto riguarda il tirocinio, sicuramente mi ha dato gli strumenti per svolgere la mia attività, ma si trattata in ogni caso di settori in cui si accede tramite bando e, per chi è agli inizi, è difficilissimo scalare la classifica; senza contare che, ovviamente, il salario non mi avrebbe mai permesso di raggiungere quell’indipendenza che avrei voluto a quasi trent’anni“.

E poi succede. Si fanno sacrifici, scelte importanti, si prendono strade più o meno ovvie, e poi accade. Si fa un biglietto aereo di sola andata, e si parte. Alla volta di cosa? Di una nuova opportunità di vita, ancor prima che di lavoro.

Il lavoro che svolgo attualmente non solo è in linea con i miei studi ma mi soddisfa e mi permettere di arrivare a fine giornata con il sorriso sulle labbra. Sia come assistente che insegnante sento che i miei colleghi, i formatori, non solo sono sempre disponibili ma hanno piena fiducia in me e nelle mie capacità. Qui mi sento davvero apprezzata, mai giudicata, e sempre sostenuta“. E poi, aggiunge: “Se volessi trasferirmi definitivamente in Francia per lavorare come docente nella scuola pubblica potrei puntare sulle supplenze. Non essendoci graduatorie, come invece in Italia, basta candidarsi inviando il proprio cv ai diversi rettorati, oppure potrei fare il concorso che, oltre ad essere annuale, prevede l’iscrizione è gratuita e il numero dei posti disponibili si conosce a priori“.

Come è cambiata la tua vita da quando ti sei trasferita?

“Il mio stile di vita è radicalmente cambiato: sino ad ora ho cambiato quattro città in tre anni! Non ho una sistemazione fissa ma non è un problema perché in Francia le scuole mettono a disposizione degli alloggi per il personale, l’affitto è agevolato e ciò che risparmio posso metterlo da parte per viaggiare (una delle sue passioni)”.

E se la realizzazione dei desideri personali richiede tanto impegno e una buona dose di sacrificio, Antenisca ne sa qualcosa: “Il cambiamento più grande riguarda senza dubbio la vita sentimentale: ho una relazione a distanza con il mio compagno che vive e lavora in Italia. Non nego che mi piacerebbe condividere la quotidianità con lui come le coppie normali, passare del tempo con i nostri amici, tuttavia il calendario scolastico francese ci viene in contro. Rispetto all’Italia, sono previste più pause e quindi ogni sei o sette settimane di scuola ho due settimane di vacanze e ciò mi permette di rientrare in Italia oppure di organizzare incontri da qualche parte in Europa“.

C’è qualcosa che ti manca?

Gli affetti e il clima ma per il resto ormai mi sono adattata ad un caffè che non è espresso, ad una pasta che non è al dente e a tanti altri stereotipi che ho anche scardinato pian piano aprendomi a nuovi stili di vita. Qui, ho la possibilità di incontrare gente che proviene da ogni parte del mondo, con percorsi diversi alle spalle e che mi offrono un nuovo punto di vista sulle cose. Sento di arricchirmi ogni giorno di più ed è per questo che resterei volentieri a vivere in Francia, o in un altro Paese. Non escludo neppure di rientrare in Italia, ma rinunciare a tutto ciò per tornare a non avere grandi prospettive e a continuare i sacrifici senza neppure una soddisfazione…Non so se sono pronta!“.

E poi ai suoi coetanei dice: “Se non sono soddisfatti della vostra situazione e avete anche solo un briciolo di voglia di vedere altro, questo è il momento giusto per farlo! Non dico di trasferirsi necessariamente ma almeno vedere come funzionano le cose altrove, raccoglierne gli stimoli per sentirsi ripagati degli sforzi fatti, capire che c’è un modo più logico di fare le cose che non prevede un continuo dispendio di energie e denaro senza arrivare mai a nulla.

E conclude: “Non siamo costretti ad accettare passivamente tutto, possiamo ampliare lo sguardo e raccogliere quanto di buono c’è attorno a noi e farlo a vedere a coloro che lo negano. In bocca al lupo a tutti”.