La violenza regna: l’Italia non è ancora all’altezza delle sue ragazze e delle sue donne

Oggi, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e ScuolaZoo rende noti i dati dell’ultima ricerca, condotta su 5.700 adolescenti e giovani di età compresa tra i 13 e i 23 anni, che hanno ben chiaro come la violenza non sia solo fisica, ma si consumi quotidianamente con discriminazioni, pregiudizi e allusioni.

Ebbene sì, violenza non è solo stupro, ma si declina in molti modi e forme, subdole o palesi (che vanno ben oltre alla violenza fisica) che vanno dalle pressioni psicologiche alle discriminazioni, dal mobbing al bullismo, dal cyberbullismo al revenge porn, dagli stereotipi di genere al sexting fino allo stalking. Tante modalità con cui la violenza si perpetua quotidianamente, rappresentando un reale e concreto ostacolo allo sviluppo delle ragazze e delle donne come persone, come attori della società, come risorse per l’economia.

I risultati dell’indagine giungono in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza che assume un significato ancora più forte nell’anno della pandemia da Coronavirus, che ha impattato pesantemente sul fenomeno della violenza domestica. Un anno in cui, si contano meno omicidi, mentre i femminicidi continuano inesorabilmente a crescere:  triplicati nei giorni del lockdown. I numeri ufficiali della polizia raccontano che il 75% delle vittime dei delitti compiuti in famiglia è composto da ragazze, mogli, ex fidanzate.

La violenza sulle donne e sulle ragazze sta esplodendo sempre di più, anche a causa del lockdown. Un’emergenza nell’emergenza che cresce all’interno delle nostre case e corre sul web, ma che trova anche in altri luoghi un terreno avvertito come sempre più fertile”, dichiara Paolo Ferrara, Direttore Generale di Terre des Hommes. “I ragazzi e, soprattutto le ragazze, ne sono consapevoli, percepiscono la violenza e la discriminazione di genere come un’urgenza su cui intervenire e vogliono essere protagonisti in prima persona di un cambiamento che avvertono sempre più centrale sia a livello locale che a livello mondiale. È ora che la politica, le imprese, gli enti filantropici e i media facciano un passo avanti deciso per contrastare la violenza e la discriminazione e la mettano, finalmente, al centro delle loro agende”.

Tra i più giovani esiste una forte consapevolezza del fenomeno: l’85% dei ragazzi e delle ragazze ritiene che in Italia ci sia un reale allarme femminicidi e violenza contro le donne. Rispetto alla violenza assistita, più della metà degli intervistati (51%) è stato spettatore di forme di violenza verbale, il 39% a forme di violenza psicologica e il (14%) è stato spettatore di episodi di violenza fisica. C’è anche un 33% che dice di non essersi mai trovato di fronte a violenze contro le donne.

Per quanto riguarda le violenze subite in prima persona, gli atti di bullismo e di cyberbullismo sono tra quelli più diffusi. Oltre 6 tra ragazzi e ragazze su 10 ne sono state vittima. Seguono, poi, la violenza psicologica da parte di coetanei (42%), commenti a sfondo sessuale da parte di estranei online (36%), violenza psicologica da parte di adulti (24%).

Il 54% degli intervistati ritiene che le molestie sessuali siano la forma di discriminazione peggiore che subiscono le donne, ma a questo dato si associa quello sulla discriminazione economica, che viene riconosciuto dal 13% degli intervistati, e sul mancato riconoscimento delle proprie capacità, segnalato dal 19%. Il posto di lavoro è il primo tra i luoghi in cui c’è più violenza/discriminazione contro le ragazze/donne: lo pensa il 66% degli intervistati. Il 48% sente come luogo di discriminazione il web, e il 33% indica gli ambienti della politica.

Ma cos’è una molestia sessualePer il 76% lo è qualsiasi contatto fisico indesiderato; il 59% indica il fenomeno del revenge porn e la stessa percentuale parla dei comportamenti “inappropriati” a sfondo sessuale su web e social, e del tentativo di violenza fisica. 4 punti in meno, con il 55% delle risposte, emerge anche il tema dei commenti sessisti e delle insinuazioni a sfondo sessuale.

Ma la violenza, come si è già ribadito, si declina in tantissimi modi: quella fisica, quella psicologica, quella che si traveste e vuole essere riconosciuta come amore, quella che avviene dentro le mura di casa o si consuma sul luogo di lavoro, o persino in un ospedale.

Essere vittima di violenza significa, ancora oggi nel 2020, ricevere stipendi inferiori del 20% rispetto a quelli dei propri colleghi a parità di mansioni, significa non avere le stesse opportunità professionali e non poter raggiungere facilmente la propria indipendenza economica. Essere vittima di violenza significa avere difficoltà nell’accedere alle procedure per l’interruzione volontaria di gravidanza. Essere vittima di violenza significa essere obbligate a dover scegliere tra lavoro e famiglia, tra salario e salute, tra aspirazioni personali e aspettative sociali.

E ancora oggi, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ribadiamo che scendere a compromessi non può essere la normalità. Non può essere la realtà.