Lo Stagista Parlante ce ne dice quattro. Stage e tirocini sono da bocciare o c’è qualcosa da salvare?

Lo stage serve a trovare un lavoro? Forse, ma ora – a seguito della pandemia – ancora meno. Con il covid, infatti, lo stage (o il tirocinio extracurriculare) ha visto diminuire ancor di più le proprie potenzialità ed opportunità

Le opportunità, anzi, si sono quasi dimezzate. E sebbene lo stage (o tirocinio extracurriculare) venga ancora considerato come un fondamentale trampolino di lancio per accedere nel mondo del lavoro, o meglio ancora, come la chiave d’accesso al caveau dell’Esperienza – tesoro inestimabile per poter sopravvivere nella giungla dei colloqui e degli job application form – ora ha ridotto drasticamente la sua portata benefica, e con essa anche la possibilità di venir assunti al termine di esso.

Raramente, infatti, le assunzioni post stage o tirocinio extra curriculare si trasformano in un contratto a tempo indeterminato, per i pochi fortunati si tratta molto spesso di contratti a tempo determinato o di apprendistato. E quindi quello che dovrebbe essere un “periodo di orientamento e di formazione, svolto in un contesto lavorativo e volto all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro” e, ci aggiungiamo noi, anche uno strumento con cui poter ridurre la disoccupazione giovanile, nella realtà è diventato un espediente per assumere manodopera a bassissimo costo.

Per capire meglio la situazione italiana abbiamo parlato con Michele Morreale, founder de “Lo stagista parlante”,  uno spazio web, nato per dare voce ai giovani italiani di oggi e alle loro difficoltà a farsi strada nella società.

Lui, un siciliano di Milano, uno studente fuori sede, un ragazzo pronto a mettersi in gioco al termine del proprio percorso universitario e che, sulla propria pelle, si trova a sperimentare il susseguirsi di stage, di rimborsi spesa troppo spesso inadeguati e di quel senso misto di precarietà e frustrazione che lo portano poi a riempire le pagine del suo blog.

Qual è la situazione attuale degli stage in Italia?

“Partiamo dal presupposto che non siamo contro gli stage, anzi riteniamo che siano utili per poter sopperire alla mancanza di formazione pratica che (molto spesso) manca all’università. Quello che però ci teniamo a sottolineare e soprattutto a denunciare è l’abuso che se ne fa dello stage”.

E continua: “Purtroppo esistono aziende che vanno avanti cambiando stagisti ogni sei mesi, semplicemente perché non hanno intenzione di assumere personale. Non dimentichiamoci poi, che gli stage presentano da sempre diverse problematiche e mancanze, e alcune di queste sono emerse prepotentemente con il Covid”.

Cosa è successo agli stage durante i blocchi causati dal Covid?

La mancata equiparazione dello stage e del tirocinio con il lavoro subordinato ha fatto sì che nei confronti degli stagisti non si potessero applicare gli ammortizzatori sociali”. E ci spiega: “Durante il lockdown molti ragazzi e ragazze ci scrivevano per avere indicazioni su cosa fare, come comportarsi. Dall’oggi al domani si erano trovati così, senza niente: con uno stage o tirocinio congelato (fino a data da destinarsi), con un affitto e tutta una serie di spese a cui dover far fronte e, come unica certezza, quella di non avere idea di quello che potesse essere il proprio destino”.

Cosa spetta ad uno stagista?

Partiamo dalle basi: “Per lo stage extracurriculare, che può svolgersi entro due anni dalla laurea, è previsto un rimborso spese, al contrario per lo stage curriculare, che si svolge durante il percorso di studi, non è previsto alcun tipo di rimborso“.

Sebbene questa prima divisione, le differenze sono ben altre: “Non esiste una rimborso spese standard in tutta Italia, in quanto l’importo è deciso su base regionale. Tuttavia sarebbe necessario, secondo me, allineare la retribuzione al costo della vita attuale: troppo spesso capita che con il rimborso spese non si riesca neppure a pagare l’affitto”. E continua: “Se davvero vogliamo che lo stage abbia una reale valenza formativa – sia professionale che umana – bisogna che i giovani abbiano tutti gli strumenti e le possibilità di mettersi in gioco, riuscendo ad essere economicamente indipendenti“.

Cosa è successo riguardo agli 80 euro di Renzi in busta paga, in merito agli stagisti?

“Per accedere al bonus Renzi – portato da 80 a 100 euro – si dovrebbe avere un reddito di circa 8.500 euro anni, e per questo alcuni stagisti non riesco ad accedervi. E il problema è proprio questo: gli stagisti – grazie ai rimborsi spesa così bassi – si ritrovano nella cosiddetta no tax area, vale a dire sotto agli 8.174 euro, e sebbene questo gli permetta di non pagare tasse, dall’altro non gli da diritto ad alcun bonus“.

Accesso al mondo del lavoro: con o senza tirocinio?

“Credo che a livello europeo uno dei Paesi più avanzati sia sicuramente la Francia: per quanto riguarda i tirocini, questi sono contemplati durante il percorso universitario, mentre, una volta terminato il proprio percorso di studi si accede al mondo del lavoro con qualche garanzia in più, tramite dei contratti di apprendistato”. 

Ora mettiamo da parte stage e tirocinio. Ma se potessi cambiare qualcosa nel mondo del lavoro per i giovani cosa faresti?

Se potessi cambiare qualcosa nel nostro Paese accelererei il ricambio generazionale in politica per permettere l’accesso anche ai Millennials all’interno del dibattito politico: solo così le istanze di un’intera generazione potrebbero essere maggiormente considerate. Inoltre credo che sia necessario riformare la formazione, soprattutto quella universitaria, affiancando alla teoria un’esperienza pratica che quasi sempre è inesistente o carente”.