Partire sì, ma dove? Dove c’è più occupazione!

Confrontarsi con realtà differenti dalla propria. Per volontà personale o per esigenza. Fare le valige e partire. Rischiare tutto, mettendosi alla prova con esperienze in contesti culturali e professionali diversi. Anzi, lontani. Tutto questo, pur di aspirare ad una sorte diversa da quella a cui si sarebbe, inevitabilmente, destinati nel proprio territorio di origine.

E si parte ancora. Ci si spinge fuori. Lontano. Superando i confini e le paure. E ci si aggrappa un po’ a tutto. Gioie, sogni e tentennamenti. E che sia per spostamenti periodici, permanenze temporanee o definitive, poco importa: abbandonare tutto ed andare altrove, fa sempre uno strano effetto. Per chi parte, e per chi resta.

Un peso non indifferente ce l’avranno sicuramente avuto loro: la crisi e il conseguente ristagno economico, nonché occupazionale. Intanto, tra una fuga obbligata e la voglia di riscatto, dall’Italia si fugge ancora. Tantissimi gli italiani che decidono di dare una svolta alla propria vita, allontanandosi dai confini nazionali per cercar di far fortuna altrove, o molto più semplicemente per trovare una degna realizzazione professionale.

All’enorme attenzione rivolta, in particolar modo negli ultimi tempi, dai media e dall’opinione pubblica in merito all’immigrazione dei cittadini stranieri in Italia, non è seguita una considerazione altrettanto diffusa di un altro fenomeno migratorio, ugualmente importante, che avrebbe avuto per protagonisti gli stessi cittadini italiani. Alla crescente mobilità interna – interregionale – è seguito un aumento degli espatri, soprattutto da parte di giovani – circa il 41,3% dei età compresa tra i 25 e i 39 anni – e di ultracinquantenni – circa il 15% -.

Dal 2006 al 2017 la mobilità italiana è aumentata del 60,1%. Si pensi che, al 1° gennaio 2017 gli italiani residenti fuori dei confini nazionali e iscritti all’ AIRE – Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero – erano ben 4.973.942: circa l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di residenti in Italia alla stessa data. Ma dove si va? Tra le destinazioni considerate dagli italiani più appetibili per l’espatrio, il Regno Unito registra un primato assoluto tra tutte le mete. Seguono, poi, la Germania, la Svizzera, la Francia, la Spagna e gli Stati Uniti.

Le ragioni che spingono ad emigrare? Troppe. La più diffusa? La limitata possibilità di trovare un lavoro alle condizioni e nei settori in cui si aspira ad inserirsi. Così come la sfiducia e la frustrazione per un sistema che lascia ancora troppo poco spazio ai giovani. Ed è così che, per molti giovani, trasferirsi per studiare o per lavorare all’estero diventa un’opportunità unica, grazie alla quale poter acquisire nuove conoscenze, ma soprattutto per poter finalmente aspirare ad un futuro lavorativo più stabile ed economicamente gratificante, nonché in linea con le proprie aspettative e competenze.

Un miraggio, molto spesso, per chi voglia invece investire il proprio tempo, le proprie competenze e conoscenze in Italia. Nati Precari con il suo nuovo progetto Nati Precari On The Road si propone, quindi, di dar fare il giro del mondo attraverso la voce di tantissimi giovani, donne e uomini, che negli ultimi tempi, sempre fieri della propria italianità, hanno deciso di dare una svolta alla propria esistenza, immergendosi in una realtà completamente nuova da quella di partenza.