Aiuti ma non solo per il mondo dello spettacolo: ad un anno dalla crisi c’è una maggiore consapevolezza, è il momento di cambiare registro

Aiuti ma non solo, le richieste di Professionisti Spettacolo e Cultura – Emergenza Continua guardano oltre la situazione del Covid -19.

Sale vuote orami da troppo tempo, eventi ancora una volta annullati: l’incertezza sul proprio futuro è ancora tanta. Colpito al cuore dai distanziamenti prima e dalle chiusure dopo, il teatro continua ad essere il settore più travolto dall’emergenza Coronavirus, ancora una volta.

La mancanza di indicazioni certe oltre che chiare da parte della politica, così come i continui rinvii, non hanno fatto altro che colpire ancora più duramente l’intero comparto dello spettacolo che (già provato dal primo lockdown) che, anche in quest’occasione, ha cercato di mantenere viva la scintilla che da sempre lo contraddistingue con iniziative in live streaming e progetti condivisi attraverso i social.

Ma i momenti di crisi possono rappresentare delle grandi opportunità di cambiamento. E la crisi innescata dal Covid-19, è diventata l’occasione per una crescita necessaria. Come spiegato da David Ghollasi del coordinamento Professionisti Spettacolo e Cultura – Emergenza Continua  la pandemia ” ha funzionato come detonatore, rendendo possibile l’unione di diversi colleghi in una vastità di coordinamenti territoriali. Intanto a distanza di un anno dall’inizio della stessa pandemia, la situazione lavorativa del mondo dello spettacolo è sempre la stessa: ferma. L’unica finestra in cui è stato permesso di lavorare è stata da 15 giugno al 27 ottobre”.

E poi niente. Il vuoto.

La situazione dei lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, già prima che l’epidemia stravolgesse le vite di tutti, era in bilico: prima di marzo 2020 i lavorati e lavoratrici  erano impegnati con diversi datori in un mondo lavorativo che prevede una grandissima precarietà e discontinuità tra i diversi periodi di lavoro,  con paghe non sempre corrispondenti a quanto previsto nei diversi CCNL. Ma Dopo marzo tutto ciò si è aggravato, quello che chiediamo non è soltanto il rispetto degli impegni presi, ma anche cambiare il sistema spettacolo in Italia. All’inizio della pandemia abbiamo chiesto un reddito più strutturale, perché la logica della lotteria per vedere se si riuscirà ad entrare, taglia fuori molti lavoratori“.

Cambiare l’insieme delle regole che reggono il sistema dell’intrattenimento italiano non è cosa semplice, infatti coinvolge diversi Ministeri poiché “solo parlando con i Ministeri del Mibact, Economia e Lavoro  è possibile modificare un sistema sfacciato, che richiede interventi da più punti di vista, in quanto il tutto si declina su diversi aspetti che non possono essere ignorati“.

E Sanremo?  “Il Festival si è tenuto in quanto ha generato molti profitti, ma noi crediamo che in questa fase si debba dare un segnale opposto cioè accettare che tanti finanziamenti per la cultura potrebbero essere a fondo perduto, permettendo però  a tutti di lavorare in sicurezza”.