Un calcio al coronavirus: intervista a Massimo Maccarone

Fermare un campionato non significa solo interrompere quella passione che contraddistingue milioni di tifosi, ma anche quella di tantissimi giocatori che, a causa del coronavirus, hanno dovuto dire addio ai quei campi su cui hanno dimostrato più volte il loro talento.

L’emergenza coronavirus che stiamo vivendo non è bastata a placare le polemiche sul futuro dei campionati di calcio, che sono stati ormai sospesi da più di un mese e mezzo. Una situazione senza dubbio critica, a tratti drammatica, che non risparmia nessuno. Tanto meno le squadre di calcio e i tantissimi addetti ai lavori, giocatori compresi.

Lo scoppio della pandemia ha senza dubbio portato con sé, oltre alla sospensione delle attività agonistiche anche una profonda incertezza per il futuro, soprattutto lavorativo. Una condizione delicata, in merito alla quale abbiamo cercato di fare il punto della situazione, scambiando due chiacchiere con l’attaccante della Carrarese Calcio 1908, Massimo Maccarone.

Classe ’79 per un giocatore che ha iniziato sin da giovanissimo a calcare i campi di calcio e che seppe distinguersi durante la sua carriera calcistica a tal punto da essere il primo – dopo oltre settant’anni – ad esordire con la maglia della Nazionale, prima ancora che con quella di un club di Serie A.

“Credo che l’umore della squadra sia come quello di tutti gli italiani, siamo stati colpiti da qualcosa che nessuno poteva immaginarsi. Vorremmo di certo tornare tutti ad allenarci e a giocare come un tempo, tuttavia sappiamo che stiamo vivendo un momento particolare e che la salute va messa al primo posto. Capisco anche che a causa del Coronavirus per il calcio, così come per altri sport, ci vorrà del tempo, ma speriamo non troppo!“.

E aggiunge: “Per quanto riguarda la questione contrattuale credo che non si possa paragonare la Serie A con la Lega Pro, perché ci sono contratti diversi e ci sono esigenze diverse. La nostra società e ci è sempre stata accanto e siamo in continuo contatto”.

Tuttavia con la sospensione delle partite, così come degli allenamenti, i professionisti, e in particolar modo i più giovani iniziano a temere che il protrarsi della quarantena renda sempre più difficile la ripresa. Il timore del precariato e l’incubo della disoccupazione diventano sempre più palpabili, anche nel mondo del calcio.

E se per molti lo stato d’animo più comune di questi tempi è l’inquietudine o l’ansia, il messaggio di Maccarone sembra voler ridare un briciolo di speranza: “Credo che un giovane debba stare  molto tranquillo perché dopo, quando tutto questo sarà finito, avrà una carriera davanti per dimostrare tutto il suo valore nel mondo del calcio“.