Si può vivere di sola passione?

In tempi così incerti, fare la scelta giusta appare quanto mai difficile. E il dubbio resta. È meglio seguire la propria passione, trasformando la propria inclinazione – con annesse implicazioni – in una vera e propria professione, oppure imboccare una strada completamente diversa, sperando che questa possa dare qualche certezza in più?

Di questi tempi, ogni scelta è lecita. Ma se si scegliesse un percorso alternativo – sia formativo che lavorativo – i propri sogni che fine farebbero?

Di sicuro non resterebbero chiusi in un cassetto, ma diventerebbero un impegno personale. Un impegno a cui dedicare quanto più tempo possibile, nonostante le altre responsabilità. Nonostante gli altri doveri. Un impegno con se stessi a tenerli vivi, sempre. Nonostante tutto.

Iniziamo la nostra rubrica Storie di Vita Precaria con il racconto di una giovane economista con il pallino per la cinematografia. La nostra protagonista è Valentina Galdi, regista e sceneggiatrice – nonché organizer di produzione – che, attraverso la propria passione, ha fondato nel 2016 The Gladiator Company.

Il mondo cinematografico può apparire un mondo lontano da quella che può essere considerata come la classica idea di impiego lavorativo. Almeno all’inizio, quando si è alle prime armi – e soprattutto se si lavora su progetti amatoriali – l’unico pagamento è in visibilità”.

Ma si sa, la visibilità non paga.

E come un cane che si morde la coda, non avendo aiuti finanziari incontriamo forti difficoltà nell’investire, poi, in nuove attrezzature o corsi per ampliare le nostre conoscenze e competenze. Ed ecco che entra la trilogia ‘sangue, sudore e lacrime‘ perché ti ritrovi a dover acquistare tutto e a dover imparare ad usare quel che hai nel modo migliore possibile. Non nego che la paura di investire in attrezzature costose è alta, ma senza acquisti non è possibile alzare il livello video o audio di ciò che produciamo”.

E aggiunge: Direi quindi che la difficoltà maggiore, per chi come noi parte da zero, è costruirsi pian piano la propria cassetta degli attrezzi”. Ed è così che, dinanzi a tali avversità e non solo, la scelta diventa quella di: “spostarsi verso altri lidi, che diano qualche chance in più di realizzazione professionale”.

E tra contest online, passaparola e condivisioni, youtubers di ultima generazione, e uno tsunami di corsi e master di ogni ordine e tipo per diventare un professionista nel mondo del cinema, trovare la giusta strada appare difficile. Così come difficile può diventare prendere la decisione di investire in un percorso differente di studi, in un Piano B che possa dare qualche certezza in più.