Scatta e racconta: un italiano a Parigi

Con Scatta e racconta questa settimana voliamo alla volta di Parigi nell’Ile de France, per conoscere Alessio.

C’è un tempo per studiare, c’è un tempo per interrogarsi sul futuro e infine c’è un tempo per partire. Alessio 28enne messinese ha fatto sua questa frase e, dopo la laurea in farmacia, è partito alla volta della Francia per cercare un futuro migliore.

Perché sei partito ?

La situazione in Italia mi stava stretta, sia per la mentalità che per la politica, ovviamente non faccio di tutta l’erba un fascio. Ho scelto di partire perché l’ho visto come una possibile soluzione ai problemi”.

Perché proprio la Francia ?

Prima di partire ho fatto una rassegna tra vari paesi, in Inghilterra dopo la Brexit sarebbe stato più complicato, in Germania c’era il limite della lingua, la Francia era quella più in linea con le mie aspettative, anche per il racconto di alcuni amici che vivono qui. C’è una mentalità più aperta, una maggiore integrazione“.

Nel mondo perfetto c’è spazio per la tua laurea in Francia ?


Per quel che ho visto sì, ho parlato con alcuni farmacisti italiani che lavorano qui da molti anni e mi hanno rassicurato, perché la richiesta è alta ma i laureati in farmacia sono pochi. Tutto sta nel sapersi far notare. Ci possono essere tutte le possibilità di questo ma bisogna farsi notare al mondo”.

Come è cambiata la tua vita ?

“Sono arrivato qui il primo agosto, e almeno all’inizio la mia vita è stata stravolta. Ho iniziato subito a lavorare anche se non  nel mio ambito, in modo da potermi integrare con la lingua e comprendere al meglio tutte le procedure burocratiche necessarie per poter lavorare e vivere qui “.

Cosa ti manca dell’italia ?

La prima cosa che mi manca è la mia famiglia e gli amici, però se parliamo di lavoro o futuro in tutta onestà non mi manca nulla. La lingua è stato un problema, però per ora sto ricevendo molti aiuti da amici e conoscenti e ho avuto molta fortuna in questo senso“. 

Se dovessi dare un consiglio ad un tuo coetaneo quale sarebbe?

Quello che gli direi è ragionarci, perché è un passo che una persona fa ma che si potrebbe pentire di aver fatto. Una volta fatto è un po’ complicato tornare indietro soprattutto se, dopo un trasferimento, hai trovato un lavoro e hai iniziato ad integrarti. Il passo l’ho fatto perché so che non c’avrei perso molto!”