Scatta e racconta: un italiano a Cambridge

L’Italia non è un paese per giovani. Se hai una laurea e vuoi lavorare sai bene che dovrai passare attraverso numerosi anni di precariato. A questa logica Gerardo Speranza non ci sta e decide di partire per il Regno Unito. Con la sua valigia a 27 anni lascia Poggiomarino e vola verso Bristol.

Di cosa ti occupi?
Lavoro in una compagnia biofarmaceutica per lo sviluppo di terapie oncologiche. In Italia ho conseguito la laurea in C.T.F. presso l’università di Napoli. Inizialmente ho lavorato come addetto alle consegne per Amazon, poi mi sono spostato verso Cambridge e sono riuscito a trovare lavoro nel campo farmaceutico. In un primo momento avevo scelto Bristol perché gli affitti costavano meno e c’era la possibilità di migliorare la lingua. Solo in un secondo momento mi sono spostato verso Cambridge, poiché è uno dei poli europei per il mio settore“.

Perché sei partito?
La mia vita in Italia andava a gonfie vele. Davo molto peso alla vita sociale, avevo 1000 amici, ma ho deciso di partire perché le risposte alle mie domande lavorative non c’erano. Inizialmente era per mettere un’esperienza all’estero in curriculum e per migliorare l’inglese, in modo da evitare il master, che sembrava essere necessario per lavorare, sempre con il contratto di stage. Non mi sembrava giusto la grande trafila di colloqui e di stage pagati 4 soldi, e poi dopo 2 anni, perché la legge dice che non si può avere sempre un contratto di stage per la stessa azienda, trovare un lavoro stabile. Arrivato in Inghilterra ho trovato un mondo che ti mette a tuo agio e che ti spinge a chiederti se vale la pena tornare alla scomodità del tuo paese“.

Com’è cambiata la tua vita ?
La vita sociale si è ridotta di molto. Prima stavo sempre in mezzo alla gente, si parlava di presente e non di futuro. Ora è cambiata radicalmente. Qui si parla di futuro, di cosa si può fare, di come sta andando il mondo  di che cosa sta succedendo e di come si può sfruttare al massimo quello che si ha. Questo tipo di discorsi mi è sempre mancato e non pensavo di trovarlo in un altro paese. È stato un colpo di fortuna“.

Quali garanzie ti offre il Regno Unito, anche in visione della brexit.
Qui c’è una cultura del lavoro sconosciuta in italia. Si coltiva molto l’idea di rendere l’impiegato felice di andare a lavoro tutti i giorni. La cultura del lavoro è la cosa più importante, questo è quello che mi può garantire questo paese. C’è una grande flessibilità e rispetto delle regole, se fai un extratime ti viene retribuito il doppio della paga normale e il posto è a tempo indeterminato. Il lavoro a tempo determinato esiste ma è una scelta, non la regola. Se vuoi la stabilità la puoi trovare. Qui è garantita una pensione, una buona pensione, cosa che in Italia, per quello che sto seguendo, sta diventando sempre più difficile. La Brexit non costituisce ad oggi nessun problema, il Governo ha stilato un piano, subito dopo il referendum,per tutti i cittadini europei che erano qui. Mi è stato dato un documento con cui mi è stato garantito la permanenza fino ai 5 anni di residenza, dopo i quali sarò un residente permanenente e sarò trattato come ogni cittadino britannico. Ad oggi l’unica differenza è che non posso votare per le politiche, ma posso votare per ogni altro tipo di elezioni e ho gli stessi benefit di ogni britannico
“.

Cosa ti manca dell’Italia?
Dell’Italia mi mancano tante cose, circa la metà di quelle che si fanno nella vita, tutto ciò che è oltre il lavoro. Il tempo passato con le persone, mangiando cose buone, respirando aria calda, e focalizzandosi sulla qualità della  vita, cosa che qui non avviene. Al supermercato un piccolo cespo di insalata cosa 60 centesimi, mio padre è un agircoltore e in Italia un cespo più grande costa 10 volte in meno“. 

Quali sono i problemi che vedi intorno a te?
Qui l’aspetto che dà molti dubbi è la sanità. Per chi paga le tasse è gratis ma non ci sono investimenti. Ho un medico di famiglia, che se in Italia ha tra i 200 300 pazienti qui ha tra i 1000 1500. Le code sono lunghe, anche se cercano di rendere molto sistematiche le cose. Qui non vendono le siringhe perché per farle ci si deve rivolgere a personale specializzato, quindi è un problema, in Italia si può accedere a molte più cose”

Quale consiglio daresti ad un tuo coetano
Ad un mio coetaneo direi di partire. Perché solo così si può capire l’importanza delle cose e delle esperienze. Viaggiare significa mettersi in contattato con altre mentalità e ti permette di capire chi sei veramente, per poi capire dove si vive bene, ciò la scopri solo mettendoti in contatto con altre realtà“.