Qual è il futuro della Ricerca Pubblica?

Dicembre sarà un mese chiave per il precariato. L’approvazione della Legge di Bilancio è vicina! Al centro del dibattito, oltre agli incentivi per le assunzioni, c’è anche la questione relativa alla stabilizzazione dei numerosi precari degli Enti di Ricerca.

E in base a quanto riportato nella prima bozza della Legge di Bilancio, solo 300 sui circa 10 mila precari degli Enti Nazionali di Ricerca, andrebbero incontro ad una stabilizzazione. Nati Precari ha deciso di far luce sulla vicenda, intervistando Alberto Bucciero, membro del comitato Precari Uniti Cnr.

Dalla manifestazione del 4 ottobre a Roma, fino ad oggi, è cambiato qualcosa?

Quel giorno, ci venne detto che il Miur attendeva la circolare attuativa dal Dipartimento della Funzione Pubblica, per aver contezza del numero degli aventi titolo alla stabilizzazione, per poter procedere alla richiesta di fondi da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze. In base a tale documento si sarebbe fatta luce su un’altra importante questione: se tra i precari da stabilizzare – secondo quanto stabilito dal 1° e 2° comma dell’art. 20 del Decreto Madia -, sarebbero rientrati oltre a quelli, cosiddetti flessibili, con contratti di collaborazione a progetto continuata e continuativa, anche gli assegnisti di ricerca”.

L’attuale bozza della Legge di Bilancio cosa prevede in merito ai precari degli Enti di Ricerca pubblici?

Nell’attuale bozza di Legge, non esiste una voce specifica per nessun ente di ricerca, riguardo alla stabilizzazione. All’interno dell’art. 56 della Finanziaria verrebbe fatto riferimento ad un aumento dei finanziamenti del Fondo Ordinario degli Enti di Ricerca. Un aumento che potrebbe tradursi in una stabilizzazione di circa 300 precari sui 10mila esistenti. Tuttavia, la destinazione di tale finanziamento sarebbe l’assunzione di nuovi ricercatori e non la stabilizzazione dei precari”.

Dinanzi alla sordità delle Istituzioni, il presidio permanente e l’occupazione possono rappresentare, ancora oggi, delle soluzioni mediatiche con cui portar alla ribalta la precarietà della vostra condizione?

Due alternative che vorremo evitare. Ma nel momento in cui la nostra voce venisse calpestata, così come il nostro futuro, l’occupazione e il presidio permanenti potrebbero rappresentare un valido strumento per ottenere l’esposizione mediatica necessaria. È necessario, infatti, che il Pres. Inguscio così come l’intera classe politica si mobilitino a sostegno della stabilizzazione dei ricercatori precari. Al più presto”.

Cos’è successo durante la manifestazione dello scorso 7 novembre?

In quell’occasione, il Capo di gabinetto del Dipartimento della Funzione Pubblica, il dott. Polverari, ha affermato che la famigerata circolare attuativa – con conseguente interpretazione del comma 1 e 2 dell’art. 20 del Decreto Madia – avrebbe fatto la propria comparsa entro la fine del corrente anno. Il motivo di tale ritardo? Sarebbe dovuto alla volontà da parte della stessa Madia di accogliere quante più istanze di inclusività, fosse possibile”.

Ma che fine faranno i circa 180 ricercatori del Cnr con contratto a tempo determinato?

Per quanto riguarda le voci, quasi del tutto sicure, secondo cui il 31 dicembre, i contratti di circa 180 lavoratori del Cnr non verranno rinnovati, in quanto graverebbero sul bilancio del suddetto ente di ricerca, il Pres. Inguscio, ha risposto che stanno cercando di fare il possibile al fine di rinnovare i contratti. Tuttavia, non c’è stata data alcuna rassicurazione”.

Quali sono i vostri rapporti con gli altri organi di ricerca?

Con gli altri enti di ricerca abbiamo costituito un gruppo di super-coordinamento. C’è chiaramente una comunione di intenti: far sì che ci sia uno sblocco dei finanziamenti, indispensabili per la ricerca pubblica”.

Una soluzione possibile?

Solo, modificando l’articolo 56 – eliminando il vincolo riguardo le nuove assunzioni – ed incrementando i finanziamenti si potranno avere maggiori stabilizzazioni”.