Precari CNR: ad un passo dalla stabilizzazione o dal licenziamento?

La stabilizzazione sembra ormai sfumata e al Cnr le proteste proseguono. Rischiano il licenziamento quasi 400 i ricercatori che continuano a lottare. Il precariato non si placa, così come il malcontento dei precari che chiedono giustizia: i fondi ci sono, perché non vengono usati?

Il brutto dei numeri è che trasmettono solo dati riguardanti quantità, ignorando completamente le storie che si celano dietro di loro. 400 è il numero dei precari del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche – che ancora attendono la stabilizzazione. Ed ora a rischiare di perdere il lavoro e con esso il proprio futuro ci sono ben 400 persone, ricercatori, professionisti, lavoratrici e lavoratori e altrettante famiglie che a dicembre conosceranno il loro destino.

Ma prima di capire perché parliamo di questi 400 ricercatori che rischiano tutto se non verranno stabilizzate entro dicembre, facciamo un passo indietro di 4 anni arrivando al 2017, quando i Precari Uniti del Cnr scendevano in piazza per chiedere che il Decreto Madia venisse applicato. La lotta, quella ingaggiata da diversi anni ormai dagli stessi ricercatori, ha un punto di partenza ben preciso: la Legge Madia sul Testo Unico sul Pubblico impiego.

Il Decreto, firmato da Marianna Madia ex Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione sotto i governi Renzi prima e Gentiloni poi, stabiliva il superamento del precariato di Stato tramite l’art.20 che prevedeva l’assorbimento dei precari dei vari ministeri. L’applicazione delle legge ha causato non pochi problemi, tra rimbalzi di competenze e ricerche di fondi. 

In 4 anni il tempo non si è fermato: l’Italia ha visto la fine del Governo Gentiloni e poi l’alternanza finora di tre governi il tutto contornato dalla pandemia di Covid19, che ha inciso notevolmente sull’intera società ed economia, per non parlare degli effetti catastrofici avuti nel mondo del lavoro.

Per capire quale sia la situazione attuale abbiamo intervistato Lorenzo Marconi, uno dei rappresentati di Precari Uniti CNR.

Qual è la situazione attuale?

Ad oggi devono essere ancora stabilizzate 400 persone, e dicembre rappresenta l’ultima possibilità. Allora, infatti, scadranno i termini in cui è possibile attingere alla graduatoria del concorso”.

Di che concorso stiamo parlando?

“In seguito al Decreto Madia fu indetto un concorso per i precari degli enti di ricerca, per stilare una graduatoria in base alle quale sarebbero avvenute le stabilizzazioni. Le graduatorie dei concorsi pubblici restano in vigore per tre anni, e nel nostro caso il termine ultimo è la fine del 2021. Salvo proroghe ad hoc rischiamo che molti vengano esclusi definitivamente”.

Che cosa ha bloccato o rallentato la stabilizzazione?

“Il cuore del problema è in un termine del testo legislativo, infatti all’articolo 20 quando si parla di superamento del precariato si afferma che le pubbliche amministrazioni possono e non devono. A causa di un verbo abbiamo dovuto chiedere che i nostri diritti venissero riconosciuti”.

I fondi necessari alle stabilizzazioni ci sono?

Questo è il problema più grande: i fondi ci sono e sarebbero sufficienti non solo alla nostra stabilizzazione ma anche alla contrattualizzazione di nuovo personale, ma ad oggi non si vuole usarli”, spiega Lorenzo Marconi che prosegue: “Ai 25 mln della finanziaria, e di questi 14 mln erano destinati al Cnr e invece sono arrivati solo 3 milioni, vanno aggiunti i 22.8 mln previsti dal Decreto Rilancio, che a partire dal 2022 sarebbero dovuti essere usati per nuove assunzioni (possibili sia tramite concorsi che scorrimento di graduatorie). Il Cnr ha, quindi, i fondi per stabilizzare tutti e 400 i precari, manca tuttavia la volontà di effettuarlo“.

Ma ci sono stati mai altri problemi?

Quando poi il Cnr ha dovuto comunicare al Ministero il numero dei precari da stabilizzare c’è stato un cortocircuito: a quanto pare il numero comunicatogli è stato zero. Successivamente il Ministero ha chiesto una rettifica, e il Cnr ha comunicato il verdetto: 50 ricercatori da stabilizzare. E questo significa solo una cosa: che 350 degli aventi diritto resterebbero fuori dalle nuove contrattualizzazioni“. 

Cosa farete adesso?

“Ci aspettiamo che il Cnr rettifichi il numero di 50 precari da stabilizzare. Dicembre segna ad oggi un limite massimo oltre cui non è possibile andare. Una volta superato quel limite, sarebbero davvero troppe le perdite. Per questo continuiamo la nostra protesta sperando che chi di dovere voglia le attuare le stabilizzazioni”.

Non è accettabile che a pagare per gli errori fino ad ora commessi da più parti siano così tante professioniste e professionisti, ricercatrici e ricercatori che per anni hanno portato avanti con dignità e passione il proprio lavoro seppur con non poche difficoltà, a partire dai contratti di lavoro senza tutele.

Ed è così che se non si pone rimedio a certe brutture – come lo stesso abuso dell’assegno di ricerca – un patrimonio di conoscenze e competenze, che è in grado di rendere competitiva l’Italia, rischia di essere schiacciato in un battito di ciglia.