Pigiama al Lavoro Day: da ricorrenza a status. Ma come è successo?

E come ogni anno, il 16 aprile (il giorno successivo al Tax Day) negli Stati Uniti si celebra il Wear Pjamas to Work Day (Pigiama al Lavoro Day)

Nato per scherzo e soprattutto per allentare le tensioni e lo stress a lavoro, il Pigiama al Lavoro Day dagli Stati Uniti si è ben presto diffuso anche all’estero, e non solo sul luogo di lavoro (dall’ufficio è ben presto arrivato persino nele aule scolastiche).

Ma in cosa consiste il Pigiama al Lavoro Day?

In occasione di tale ricorrenza, nata nel 2004, chiunque voglia può presentarsi sul posto di lavoro indossando semplicemente il proprio pigiama.

Ora, però, con ogni probabilità quest’anno – senza saperlo – un gran numero di persone nel mondo starà celebrando, senza saperlo, questa giornata. Nell’attuale situazione generata dalla pandemia, infatti, lavorare da casa, è diventato per molti la normalità. 

Con la diffusione nel mondo e in Italia dello smart working, come effetto necessario e conseguente al distanziamento forzato per il Coronavirus, il Pigiama a lavoro Day da semplice giornata è diventata un vero e proprio status.

Chi lavora (o lavorava ancor prima del Coronavirus da casa) sa bene che la comodità vince a mani basse. Ore ed ore seduti ad un tavolo e/o davanti ad un pc richiedono un abbigliamento che sia quanto più confortevole, funzionale e ampio quanto basti.

C’è chi predilige un abbigliamento sportivo, chi un un look a mezzo busto (per far fronte a call improvvise e non), e c’è poi chi festeggia ogni giorno il Wear Pjamas to Work Day rimanendo in pigiama tutto il giorno, e tutti i giorni.

E quella che fino a qualche tempo fa era una scelta intravista persino su qualche passerella, o che contraddistingueva (scherzosamente) una giornata di lavoro, oggi indossare il pigiama mentre si lavora da casa è diventata una scelta lecita. Di certo la sua comodità può rappresentare un valido antidoto alla durezza del momento, oltre che un fattore positivo per la stessa la produttività