Questo non è un Paese per vecchi! Parola di un’italiana a Manchester

Andarsene perché? Le risposte sono tante. Non ce ne sono di giuste o sbagliate. Lo si fa per aspirazione, per piacere e a volte anche per necessità. Questa volta, con Nati Precari On The Road incontriamo Elena Anna Spagnuolo, che ormai da quattro anni ha lasciato Avellino, la sua terra natia, alla volta di Manchester.

Un intero ciclo di studi universitari in Lingua e Letteratura Straniera e diversi lavori temporanei a mal pagati dopo, Elena decide di trasferirsi avendo vinto una Borsa di studio per il Dottorato. Il suo sogno? Continuare a lavorare in ambito universitario, e diventare poi insegnante di Italiano all’Estero.

Come è cambiata la tua vita da quando ti sei trasferita? La mia vita è decisamente migliorata, sia dal punto di vista professionale che personale. Non ho un ricordo piacevole degli ultimi anni in Italia. Ogni giorno mi svegliavo e sentivo di perdere tempo, avevo studiato tanto e credevo di avere delle capacità, eppure non sembrava interessare a nessuno. Mi sentivo molto scoraggiata e delusa. Da quando vivo in Inghilterra, invece, ho rivalutato me stessa e tutto quello che ho fatto nella mia vita. Ora posso finalmente dedicarmi a quello che mi piace, ho un progetto di vita e i mezzi per realizzarlo. Resta solo l’amarezza per la consapevolezza che un Paese che non è il ‘mio’ ha creduto in me, mentre a ‘casa’ per me non c’era spazio”.

Perché hai deciso di fare le valige e allontanarti dall’Italia? “Avevo due motivazioni. La prima è quella più forte: ho sempre amato viaggiare e desideravo fare un’esperienza all’Estero da sempre. L’Inghilterra era il luogo ideale dove poter migliorare il mio livello di Inglese. La seconda motivazione è quella che oggigiorno spinge tanti giovani ad andarsene. Troppa la rabbia e la delusione certezza che in Italia non ci sia un futuro. Questo mi fa rabbia, incontro tanti ragazzi italiani che vivono a Manchester e non ci stanno bene, sono costretti a rimanere qui perché in Italia non c’è posto per loro. Un Paese che costringe i suoi cittadini ad andarsene è un paese che ha fallito”.

Le prospettive economiche e le opportunità professionali che l’Inghilterra offre, sono diverse rispetto a quelle riscontrabili in Italia? In che modo? La prima differenza è che qui esistono delle opportunità concrete. Il numero di dottorandi Italiani qui a Manchester è quasi pari al numero degli Inglesi, questo dato mi pare molto significativo, fa capire quanto limitate siano le possibilità in Italia. In generale, qui c’i sono più possibilità per chi studia e lavora. C’è la consapevolezza che quella persona sta dando un contributo e che, per questo, va supportata e rispettata”. E continua: “Quando ho cominciato a studiare qui, ricordo un cartello appeso all’università, che diceva: Investiamo sui nostri giovani. Ecco, in Italia dovremmo iniziare a fare esattamente questo, è l’unico modo per rimetterci in moto!”

Il percorso che attualmente stai svolgendo è in linea con con le tue aspettative? “Decisamente. Apprezzo particolarmente il fatto di trovarmi in un ambiente molto stimolante, dove ogni giorno imparo qualcosa di nuovo. In Italia era tutto molto statico, qui invece sento di crescere e migliorare costantemente. Non mi sono mai pentita della scelta di trasferirmi qui, neanche nei momenti più difficili”.

Quali garanzie e quali possibilità offre il mercato del lavoro? Anche fuori dall’Italia ci si deve accontentare, o si può aspirare ad altro? ”In generale il mercato del lavoro è ricco di opportunità. Molto dipende dalla singola persona, è ovvio che se si non parla bene l’inglese si dovrà cominciare ‘dal basso’. La cosa assolutamente positiva, però, è che qui c’è possibilità di crescita; se si dimostra di essere capaci e volenterosi allora si può fare strada. Il sistema inglese, infatti è fortemente meritocratico”. E, infine, conclude: “I giovani inglesi iniziano a lavorare molto presto, così fanno esperienza e iniziano ad essere autonomi. Questa cosa andrebbe fatta anche in Italia, dove ci sono persone che a 30 anni hanno appena finito l’università e non hanno alcuna esperienza lavorativa. Questo ci rende molto poco competitivi, ormai ci confrontiamo con una realtà europea, quindi dobbiamo iniziare a pensare e ad agire secondo un’ottica europea”.

Quale consiglio daresti ad un tuo coetaneo? Consiglio di partire e andare all’Estero, anche solo per poco tempo. È un’esperienza che arricchisce e fortifica, che fa migliorare. So che è un po’ una frase fatta ma è la verità. Poi magari si può tornare a casa e contribuire a renderla un posto migliore, grazie a quello che abbiamo imparato altrove”.