Le Poste della discordia

I precari di Poste Italiane dicono basta! Basta ai contratti a tempo determinato. L’aria di tempesta spira verso Montecitorio. Una possibile soluzione?  Una graduatoria per far fronte ad un turn over fisiologico all’interno dell’azienda.

Si dirà che i contratti a tempo determinato sono ormai la norma. Si dirà che il posto fisso è un’illusione e che il lavoratore deve essere sempre più flessibile. Si diranno tante cose ma, nei fatti, la realtà è ben diversa. All’ombra di numeri, previsioni e statistiche ci sono lavoratori e lavoratrici: persone fatte di carne ed ossa, ma anche di sogni, esigenze e necessità. Tra queste ultime, la stabilità sembra mancare del tutto ai lavoratori di Poste Italiane.

Poste italiane: un insieme di contratti a tempo determinato? Sembra proprio di sì. Un problema grave che il sindacalista Giovanni Paolo Pulvirenti, di Slg Cub Poste, ha cercato di spiegare facendo riferimento ad alcuni avvenimenti del passato: “Il processo di privatizzazione iniziò nel dicembre del 1993, quando il Governo prese la decisione che le Poste Italiane sarebbero dovute diventare una società a scopo di lucro. Da quel momento si è pensato esclusivamente al profitto e, le assunzioni a tempo determinato, sono diventate una logica conseguenza”.

Se le radici del problema vengono fatte risalire fino ai primi anni Novanta, anche i moderni avvenimenti non hanno fatto altro che peggiorare la situazione attuale. Nel mirino del sindacalista c’è, infatti, anche il più contemporaneo Jobs Act, e in riferimento a quest’ultimo dice: “ Con l’introduzione del Jobs Act è stata eliminata la causale dai contratti a termine. In questo modo, tale forma di contrattualizzazione è stata usata in maniera massiccia”.

Una prassi tanto in voga, da essere diventata la norma. Non esiste destra o sinistra, in questa storia che parla di precariato, le colpe sono ben distribuite e interessano tutti i fronti. Era, infatti, il 2008 quando il Governo Berlusconi introdusse la legge 133, che poi la sentenza della Corte Costituzionale numero 214 del 2009 ha dichiarato incostituzionale in alcuni passaggi. “Quella legge fece sì che alcuni lavoratori rinunciassero all’indenizzo dovuto loro a causa del licenziamento, quanto le parti della legge che si riferivano al loro caso furono dichiarate incostituzionali ormai era troppo tardi”.

Con il presidio a Montecitorio, i lavoratori e lavoratrici di Poste Italiane sperano che si trovi una soluzione a questa prassi divenuta, ormai, insostenibile. La speranza? Che, quanto prima, venga messo a freno l’uso smodato dei contratti a tempo determinato. “Speriamo che il Governo capisca la situazione di questi lavoratori e che faccia il possibile, in quanto azionista di maggioranza, per fermare la piaga del precariato. Noi chiediamo che si istituisca una graduatoria, a cui potranno chiedere di aderire i precari delle Poste, a cui l’azienda potrà rifarsi in caso di turn over”.