Il mondo del lavoro attraverso gli occhi di un recruiter. Risorse umane sempre più specializzate

La disoccupazione in Italia continua ad essere alta, e al di là delle oscillazioni stagionali, la crisi c’è. Le problematiche sono diffuse. Svariate. Il mondo del lavoro risulta essere assai complesso, sia per chi è alla ricerca di un’occupazione – quella che, tra tutte, risulti essere la più consona in base alle proprie skills e aspettative economiche e professionali –  e sia per chi svolge un ruolo tanto delicato come quello del recruiter. Tante candidature da vagliare prima di trovare la persona giusta.

Per questo secondo incontro abbiamo parlato con Matteo Bracigliano, Founder e CEO  di Apis, una piccola APL, nata da poco più di un anno, composta da un team di professionisti con 20 anni di “mestiere” alle spalle, che ha deciso di settorializzare la propria ricerca, focalizzandola su figure professionali altamente tecniche e con gradi di specializzazione elevati.

Quali sono gli strumenti tramite cui riuscite ad intercettare più candidati?

“La senescenza del CV cartaceo induce gli “addetti ai lavori” ad evolversi ed utilizzare nuove tecnologie. Il digitale ha avuto un impatto netto e profondo nell’ambito del recruiting, trasformando radicalmente l’incontro tra domanda e offerta di lavoro,  tanto da rendere i social i veri protagonisti per la ricerca di personale”.

Quali sono gli errori più comuni che i candidati commettono durante i colloqui?

“Durante un colloquio sono determinanti quei fattori che entrano in gioco nei primi istanti, come l’abbigliamento o lo stringere la mano. Tuttavia, gli errori più comuni riguardano l’atteggiamento di forte supponenza, il mentire sulle reali esperienze maturate fino a quel momento, così come le domande relative alla retribuzione, il guardare spesso il proprio smartphone oppure il denigrare le precedenti esperienze lavorative”.

La formazione, l’esperienza, la stratificazione delle competenze e la forte curiosità sono gli elementi necessari per rendersi fortemente competitivi e garantirsi stabilità lavorativa, ci spiega Matteo, che sottolinea: “Puntare alle competenze e non alla “poltrona”. È opportuno affidarsi a soggetti specializzati, autorizzati ed in grado d’indirizzare la vocazione e la competenza di ciascun giovane verso l’offerta lavorativa e professionale migliore”.