Il calcio ai tempi del Covid-19: l’allenatore del Savoia, Carmine Parlato

Una squadra di calcio è come una famiglia, ci sono regole da rispettare ma seguendole si può andare lontani. In un momento di crisi, come quello che stiamo vivendo a causa del Covid-19, la figura dell’allenatore diviene fondamentale, in quanto, come i genitori, riesce tener salda la tranquillità familiare, proteggendo i più giovani dalle bordate del mare della vita. 

La storia del calcio italiano è piena di grandi allenatori, che hanno avuto fortuna sia in patria che all’estero. Il mister rappresenta per l’intera squadra un punto di riferimento, capace di modificare l’andamento di una stagione in un senso o nell’altro. Non solo in panchina, in piedi o seduti, calmi o tranquilli, urlanti o “fischianti”, ma anche una sorta di chioccia, che deve proteggere il gruppo, sia da ingerenze interne, ma soprattutto esterne.

Questa volta a far tentennare il team non è un avversario temibile, oppure il commento di un giornalista, ma il Covid-19 difficilmente immaginabile fino a qualche mese fa. Quando ci si ferma i tempi si dilatano, la mente inizia a viaggiare e non sempre nella direzione giusta, così in ogni gruppo l’allenatore assume un ruolo importante, anche fuori dal rettangolo di gioco.

Per capire meglio questo momento, dal punto di vista di chi una squadra la vive tutti i giorni, abbiamo parlato con Mr. Parlato, allenatore del Savoia, Serie D.

Tra coloro che potrebbero essere danneggiati maggiormente da questo periodo sicuramente troviamo i calciatori più giovani, quelli che ora si stanno affacciando al palcoscenico del calcio semi-professionistico, a loro va il primo pensiero dell’allenatore napoletano:

Credo che scherzosamente i più giovani potrebbero dire  “mamma mia, ma il Coronavirus doveva arrivare proprio quando ho cominciato io”. Purtroppo è una cosa che è successa e i giovani se ne devono fare una ragione. I ragazzi di oggi, a differenza di 30 anni fa, sono totalmente diversi in quanto viaggiano ad una velocità maggiore, sanno le notizie prima di tutti nel giro di 10 secondi, tramite i social. Devono essere supportati e sopportati dai genitori e in questo caso anche da noi allenatori e da qualche compagno di squadra poiché si deve cercare di superare insieme questo momento”.

Attualmente però per molti questa potrebbe essere una stagione non conclusa, un’annata da accantonare tra i ricordi più amari di una carriera, ma per l’allenatore del Savoia non è così

Non credo che questo sia un anno perso, ma credo più che altro che chi è bravo resta bravo. Quest’anno la sfortuna ha voluto che il campionato si bloccasse arrivato ai ¾  delle partite giocate, ma ogni atleta è stato sicuramente valutato per questa parte di campionato e questo è il giudizio che vale”

Il mister non è solo un uomo di campo è anche tra i principali fili conduttori tra squadra e dirigenza, in quest’ottica si capisce bene come diventi fondamentale per lui capire i possibili scenari post Covid-19 a livello economico.

Per quanto riguarda l’aspetto societario, vi rispondo indirettamente per l’esperienza che ho nella categoria. Il 90% della Serie D lavora su sponsorizzazioni che vengono dall’esterno, solo il 10% lavora in proprio, quindi c’è un danno enorme per la società e di conseguenza per tutti i tesserati, dal dirigente al magazziniere passando dallo staff tecnico ai giocatori. La nostra è una categoria in cui i giovani vengono immessi nel calcio professionistico, ma allo stesso tempo è dimenticata non tanto dalle persone, che comandano la nostra Lega di serie D, ma da quelle delle grandi leghe o federazioni. Se pensiamo che tra 15 20 giorni, dovrebbe riparte la Serie A con gli allenamenti, noi, in D ce lo possiamo dimenticare perché tutte queste accortezze, che ci sono giustamente per il Covid-19, in serie D sono difficilmente applicabili”. 

Il dato che preoccupa tutti è sicuramente quello economico, poiché sarà solo su questo si potranno basare le future strategie di ripresa. In questo caso non è solo il sistema calcio che può e deve intervenire per riuscire a sistemare la situazione, di questo è certo l’allenatore che:

Io non do la colpa alle società, ma penso che dall’alto chi di dovere dovrebbe assumersi la responsabilità. 600 euro per chi ha famiglia e deve pagarsi un mutuo, un prestito,o altro sono pochi, sicuramente sono una boccata d’aria ma è una boccata d’ossigeno per una settimana, non per tutto il tempo in cui non si è potuto lavorare. Quello che stiamo vivendo causerà danni, credo ad oggi che il campionato sia finito, in qualche girone è finito già a fine gennaio, nel nostro girone è finito a fine febbraio. Per quanto riguarda i pagamenti non ci sono stati più, ma non attribuisco questa colpa alle società, che comunque sono una parte lesa, in quanto hanno speso soldi per un campionato che, forse, non andrà a buon fine, chi le rimborserà?”.