Formazione e lavoro: un abisso da colmare

 

Italia: è crack tra formazione e lavoro. Confindustria lancia l’allarme: “L’Italia è leader nell’industria e guida l’innovazione manifatturiera. Ma abbiamo bisogno di giovani formati per poter sfruttare a pieno le nostre capacità”.

I giovani, in Italia, non mancano di certo. Mancano, invece, le competenze. Quelle skills professionalizzanti, necessarie per affrontare al meglio il mondo del lavoro, ma che, come molto spesso accade, rappresentano un’incognita per qualsiasi studente – in particolar modo universitario – che abbia da poco terminato il proprio percorso di studi.

Il mercato del lavoro sta cambiando, ma quello dell’istruzione resta fermo al palo!  Ancora una volta, ad emergere, è una forte incongruenza tra il sistema di istruzione e formazione italiano e  il mondo del lavoro. I dati Ocse avevano già tempo fa delineato un quadro tutt’altro che positivo: “In Italia ci si laurea poco e male”. Ora anche Confindustria, dati alla mano, arriva ad avvalorare questa tesi.

A sostegno degli industriali troviamo i risultati dell’indagine condotta da Unioncamere , che testimoniano come in Italia ci sia bisogno di profili lavorativi ben inquadrati, che attualmente mancano. Nel rapporto stilato da Unioncamere si evince come 4 opportunità di lavoro su 10 siano riservate agli under 30, tuttavia le aziende avrebbero difficoltà in termini di recruiting. A rendere difficile l’inserimento degli under 30 nel mondo del lavoro sarebbe, infatti, una scarsa professionalizzazione. E questo, non farebbe altro che rendere difficile, se non addirittura impossibile, per le imprese attingere al mercato del lavoro italiano.

Sempre secondo Unioncamere, nel periodo che intercorrerebbe tra ottobre e dicembre 2017 dovrebbero avvenire circa 849.100 nuove assunzioni, rese però ancora più difficili proprio per la carenza dei profili richiesti.

Il quadro che emerge è disarmante. Un sistema fondamentale, come quello dell’istruzione che ancora oggi – e nonostante tutti gli sforzi – non riesce ancora a stare al passo con quelle necessità e richieste, proprie del mondo del lavoro. Una perdita enorme in termini economici, oltre che sociali. Anzi, un vero e proprio baratro verso cui l’Italia sta inesorabilmente andando incontro.