Firenze fahrenheit 451: la cultura in protesta

A che temperatura brucia la carta? E a quale invece la cultura va in fumo? Non sono solo le alte temperature di quest’estate a far sorgere queste domande, ma la situazione che stanno vivendo i lavoratori della cultura a Firenze. 

«La risposta che ci danno è sempre la stessa “Non siete nostri dipendenti, non dovete parlare con noi” in questo modo il Comune di Firenze resta sordo alle nostre richieste» a parlare è Chiara del Comitato Biblioprecari di Firenze. I motivi, che hanno portato i lavoratori e le lavoratrici presso le biblioteche e l’Archivio Storico di Firenze ad incrociare le braccia nella giornata di domani, potrebbero essere riassunti in una sola parola: outsourcing, o preferendo l’italiano: esternalizzazione.

Quando una pubblica amministrazione, per i più svariati motivi, decide di affidare la gestione di servizi a soggetti privati esterni ad essa deve prima effettuare una gara d’appalto, in seguito a cui potrà scegliere i soggetti a cui affidare la gestione del servizio.

A Firenze è successo esattamente questo.

Le biblioteche comunali e dell’Archivio Storico non sono gestite direttamente dal Comune, ma da una ditta appaltatrice che ha vinto la gara indetta tramite bando. Da domani partirà il nuovo affidamento per la gestione delle biblioteche e Archivio Storico, per comprendere meglio la situazione abbiamo intervistato Chiara, membro di Biblioprecari.

Qual è la vostra situazione?

Siamo circa 110 lavoratori e lavoratrici tra Archivio Storico e le dodici  biblioteche comunali.  Siamo dipendenti di 4 imprese e cooperative che fanno parte di un’associazione temporanea d’impresa. Quest’anno c’è stata la fine dell’appalto e l’inizio del nuovo appalto, che fortunatamente non ha visto vincente l’associazione che aveva effettuato un’offerta al ribasso rispetto a quella prevista da bando”.

Cosa comporta il nuovo affidamento?

Venerdì 1 luglio saremo in sciopero per i tagli che ci sono all’appalto, rispetto a quello precedentemente in vigore, infatti sarà effettuata una distinzione tra servizi principali e opzionali. I primi sono quelli che il Comune identifica come necessari, e che quindi non subiranno variazioni nel corso del tempo, i secondi invece sono quelli che il Comune si riserva di attuare solo in presenza di fondi. Questa distinzione fa sì che ci sia una diminuzione dei posti di lavoro e servizi per la città. Questa distinzione è stata inserita nel nuovo bando tramite un capitolato di appalto, tra i principali ad esempio rientrano il front office e la consultazione degli archivi nelle mattine, un altro capitolato si riferisce ai servizi opzionali che sono individuati ad esempio nel bibliobus , che va avanti da tantissimi anni, che porta la cultura in luoghi dove non c’è una biblioteca, oppure anche  l’apertura delle biblioteche di quartiere nel sabato pomeriggio, durante la quale vengono effettuate attività e laboratori o anche  l’apertura nel pomeriggio dell’archivio storico, utile ai professionisti per ricerche. Noi ribadiamo che questa distinzione è preoccupante. Non si può fare una distinzione di servizi essenziali per la città, i quali vengono attivati o meno a seconda delle casse del comune o a seconda delle strategie d’investimento dell’amministrazione Nardella

Quali altre differenze prevede il nuovo appalto?

“Il nuovo appalto varrà solo per 20 mesi rinnovabili per altri 20 mesi, a differenza del precedente, che aveva una valenza di 4 anni più 4. La riduzione della durata dell’appalto può causare importanti problemi di stabilità lavorativa a professionisti del settore”.

C’è mai stato da parte del Comune un tentativo di riprendere la gestione del patrimonio bibliotecario cittadino?

Quest’argomento non era mai stato toccato, ma da quest’anno l’amministrazione ha avviato un processo di reinternalizzazione dei servizi. Riportare “dentro” dei servizi fa sì che si debba procedere anche all’assegnazione di personale, in questo però siamo stati totalmente esclusi. Si è parlato di reinternalizzazione solo dei servizi ma non dei lavoratori, che eventualmente sarebbe dovuto avvenire tramite concorso o tramite l’inserimento in società partecipate del comune. Una prima internalizzazione è avvenuta per due biblioteche, il Comune di Firenze ha attinto i lavoratori da graduatorie di tecnici amministrativi, cioè di persone che non hanno fatto un concorso per bibliotecari. Noi siamo stati totalmente esclusi da questo processo. Nei prossimi mesi si parla di effettuare dei concorsi per istruttore direttivo bibliotecario archivista e per assistente bibliotecario e noi, con le associazioni sindacali, stiamo cercando di far sì che nel bando sia previsto un punteggio da attribuire agli anni di servizio. Se la nostra proposta venisse rigettata ci troveremmo a concorrere alla pari di chi non ha mai svolto questo lavoro“. 

Avete avuto contatti col Comune?
Il Comune è sordo alle nostre richieste. Abbiamo avuto, in seguito a molta insistenza, incontri con l’Assessore al Personale e con l’Assessore al Bilancio, ma resta il fatto che è da un anno che aspettiamo un tavolo di contrattazione sindacale, che riguardi  anche i concorsi. Il comune si nasconde dietro la risposta: “voi non siete nostri dipendenti diretti quindi non siamo noi i vostri interlocutori”. Prima di effettuare uno sciopero nei servizi essenziali si deve avviare uno stato di agitazione, a cui segue un tavolo di raffreddamento col quale si cerca di far rientrare le motivazioni dello sciopero. Quello di domani è il secondo sciopero e per la seconda volta il Comune ha disertato il tavolo in Prefettura affermando che noi non siamo loro dipendenti.  Le indicazioni sul nostro lavoro non ci vengono fornite solo dalla ditta appaltante, ma anche dallo stesso Comune, per questo abbiamo provato, inutilmente, a rivolgerci a Palazzo Vecchio – ndr sede del Comune di Firenze -”.