Rider dipendenti o autonomi?

Rider dipendenti o autonomi? A questa domanda la direttiva della Commissione Europea ha definito i rider DEI LAVORATORI dipedenti.

Perchè questo ha scatenato un dibattito?

Semplicemente perché definendo i rider dipendenti si chiarisce una volta per tutte che un lavoratore che non supporta il rischio d’impresa e non decide il prezzo d’applicare non può essere definito un lavoratore autonomo.

La scelta della Commissione, tuttavia, porta dietro di sé le critiche di coloro che reputano che un tale passaggio vada a rendere più oneroso assumere lavorati nella Gig economy.

Se in un primo momento saranno i rider, a dover essere contrattualizzati, successivamente la platea dei nuovi contratti si allargherà, coinvolgendo ad esempio i guidatori di uber, o gli altri settori coinvolti nella gig economy. La direttiva europea non considera tutti i rider come dipendenti, ma solo quelli che rientrano in determinati canoni. La differenzazione tra dipendenti e autonomi avverrà in base alle condizioni contrattuali poste in essere dalle aziende, infatti, se le aziende porranno limitazioni d’orario e monitoreranno le perfomance dei rider, questi saranno dipendenti e non autonomi.

Volendo semplificare saranno considerati dipendenti i rider che non assumono il rischio di impresa (tipico dei lavoratori autonomi) e non decidono il prezzo del servizio. Oltre che ai rider questa misura in prima battuta sarà applicata ai conducenti, come quelli di Uber.

Per coloro che non masticano questi termini, ricordiamo che per gig economy s’intende un modello economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo, e non sulle prestazioni lavorative stabili e continuative, caratterizzate da maggiori garanzie contrattuali.

La rivoluzione copernicana della Commissione potrebbe in breve sconvolgere totalmente il mercato del lavoro europeo. Affermare che i lavoratori che non supportano il rischio d’impresa e che non decidono il prezzo delle loro prestazioni devono essere contrattualizzati, apre un nuovo fronte nel mercato del lavoro.

Giornalisti freelance, oppure copywriter o anche illustratori potrebbero essere coinvolti in un futuro, forse non tanto lontano, in questa rivoluzione del mercato del lavoro.

Per rischio d’impresa s’intende quello che l’imprenditore assume nel momento in cui avvia un’attività. Se la riforma dovesse andare a buon fine molti settori si apprestano ad avere importanti mutamenti, in quanto diverrà fondamentale comprendere in primis le mosse delle grandi aziende. Il monitorare le perfomance, andando a comprendere chi lavora di più rispetto a chi, implicherà che i rider saranno considerato subordinati, in quanto è condizione fondamentale dell’essere autonomo quella di decidere quando e come lavorare. Tra le caratteristiche del lavoro autonomo, oltre all’auto organizzazione, rientra anche il rischio d’impresa vale a dire tutte quelle scelte economiche e non che possono aumentare o meno il profitto.

Ad esempio “assumo 2 o 4 dipendenti?” “compro il bene x da Tizio o Caio?” in modo molto semplice sono quelle scelte da cui può dipendere il successo o meno dell’impresa.

Discorso analogo per quanto riguarda la scelta del prezzo, un solo rider non ha un tale potere contrattuale per chiedere 100 al posto di 10, ovviamente i numeri sono puramente esemplificativi.

Come si può comprendere questo discorso dai rider si potrebbe estendere alla platea dei contratti della gig economy, ma perché qualcuno ha definito la scelta della Commissione sbagliata?

La risposta è nel binomio di parole “Diritti/Oneri”. Essere subordinati prevede per il lavoratore una maggiore tutela, quindi più diritti, continuando sull’esempio dei rider una parte dei contributi previdenziali dovrà essere coperta dalle aziende, l’altra faccia della medaglia sono maggiori oneri, quindi costi per le aziende. Tra diritti e oneri si gioca la partita che, in un senso o nell’altro, modificherà il volto del mercato del lavoro.

Se passerà la scelta della Commissione europea sarà una rivoluzione copernicana del mondo del lavoro, portando al centro del sistema i diritti dei lavoratori.

La direttiva europea dovrà ora passare attraverso il vaglio del Parlamento Europeo e del Consiglio. Spetterà poi ai singoli Stati Membri adeguare la propria normativa alla direttiva stessa

Ma sarà verà gloria?

Ai posteri l’ardua sentenza.