Corsi, master o partita iva: qual è la scelta migliore una volta usciti dall’università?

Trovare una collocazione nel mondo del lavoro è già difficile, figuriamoci reinventarsi subito dopo aver messo piede fuori dall’università. E allora ci si specializza ulteriormente, si cerca di ampliare più il proprio orizzonte culturale con corsi e master di ogni ordine e tipo. E poi?

Trovare una concordanza tra il percorso accademico e quello professionale risulta sempre più spesso difficile. Molti laureati, infatti, non svolgono la professione per cui sono stati per anni chini sui libri. Ci si specializza. Si cerca di fare esperienza sul campo, anche a condizioni non economicamente vantaggiose, e poi? E poi si può decidere di percorrere nuove strade: cambiando completamente settore oppure mettendosi in proprio. Quale  potrebbe essere la scelta migliore? A questa domanda abbiamo cercato di rispondere grazie al contributo del giovane videomaker Mathias Mocci, laureato in Storia, critica e organizzazione delle arti e dello spettacolo. 

Hai mai trovato lavoro nel tuo settore?

Non è un settore facile e le scelte sono poche. Puoi provare a collaborare con gallerie e fondazioni, oppure tentare la carriera accademica. Terminata la laurea magistrale, ho scritto i testi per due mostre e ho, poi, collaborato con Il rumore del lutto, un’importante rassegna culturale nazionale di riflessione sulla vita e sulla morte.

Che lavori hai fatto nel frattempo?

Ho collaborato con alcuni studi fotografici, occupandomi di foto e video, ma anche dell’organizzazione di eventi.

Ti hanno mai chiesto di lavorare gratis? se si che hai risposto?

Purtroppo è capitato e capita tutt’ora. In alcune occasioni soprattutto all’inizio, ho collaborato gratuitamente con qualcuno per fare esperienza e avere del materiale ma da un po’ di anni ho categoricamente smesso di lavorare gratis. Il tempo è prezioso e, se devo lavorare senza un compenso preferisco dedicarmi a progetti personali. Oggi, avendo acquisito maggior consapevolezza e capacità rispondo che il lavoro deve essere sempre pagato.

Cosa credi ti manchi per trovare un lavoro stabile?

Ho smesso di cercare un lavoro stabile perché dopo molti curriculum inviati senza nessuna risposta ho preferito fare da me. Da quest’anno ho aperto partita iva come libero professionista e mi sto impegnando in maniera autonoma per costruirmi un lavoro, e gettare le basi per un futuro migliore.

Hai fatto altri corsi di formazione post università, se sì, quali?

Ho seguito alcuni corsi incentrati sulla produzione video, tecniche di ripresa, comunicazione video online, e poi , nel 2018, mi sono dedicato allo studio della comunicazione digitale, seguendo il corso di SQcuola di Blog.

Come hai iniziato a fare video?

Ho iniziato quando frequentavo ancora l’università. Si tratta di uno strumento comunicativo che mi ha sempre affascinato: in particolar modo, i video musicali e la videoarte mi hanno sempre molto incuriosito. Inizialmente ho studiato da autodidatta su libri un po’ datati ma che mi sono serviti a capire molto sul fare video nell’era digitale. Poi ho frequentato alcuni corsi per poter apprendere da persone che lavorano già nel settore e questi sono stati fondamentali per crescere professionalmente.

Nella tua città credi ci sia la possibilità di trovare lavoro? Saresti disposto ad un’esperienza di lavoro all’estero?

Abito in una cittadina piccola in cui non sono tantissime le possibilità di lavoro. Il potenziale c’è soprattutto se si considerano tutte le trasformazioni in atto nella società. Per le società, essere al passo con i tempi è una necessità. La speranza è che si accorgano di questo cambiamento, e decidano di investire nelle nuove generazioni. Per quanto riguarda un’esperienza all’estero, non la escludo, ma al momento non la ricerco.

Il settore dei videomaker credi sia intasato da tanti che si improvvisano, oppure c’è ancora spazio per la professionalità?

Il digitale credo che sia un’arma a doppio taglio: ha semplificato tantissime cose rendendole accessibili a molti e ha introdotto nuove professioni. Questa sua immediatezza però ha fatto sì che molti si improvvisassero senza avere basi su cui costruire la propria professionalità. Il mondo del videomaking è un mondo in espansione, molto eterogeneo in cui credo ci sia spazio per molti ma non per tutti. Mantenere il livello alto è quanto mai diventata una priorità, oltre che una necessità per farsi conoscere ed essere competitivi.